ESTRATTO DI VENTO DELL’EST:ECHI DI UNA STORIA NASCOSTA THRILLER STORICO DI SPIONAGGIO
Quest’oggi vi lascio un estratto da “VENTO DELL’EST:ECHI DI UNA STORIA NASCOSTA” ! Una storia indicata per chi ama le storie di spionaggio, con intrighi e segreti, e con personaggi complessi e affascinanti!
Immergiti nelle avventure di Irina Petrova e Gregory Plotov, in un contesto storico turbolento e vivace, che trasporta il lettore in un mondo dove nulla pare essere ciò che sembra, perfetto per lettori che non vedono l’ora di immergersi in una storia piena di luci e ombre, passati oscuri e antagonisti astuti e pericolosi!
Sotto il cielo di una fredda mattina di dicembre, l’alba si insinuava timidamente oltre le mura della città. Le nuvole grigie e dense facevano da sfondo al rumore della neve che scricchiolava sotto i passi di pochi individui diretti verso le loro occupazioni. Piazza Rossa era quasi deserta, con solo alcuni soldati di guardia davanti alla Cattedrale di San Basilio. In lontananza, il suono delle campane della Cattedrale di Cristo Salvatore segnava l’inizio di un nuovo giorno, un richiamo familiare che riecheggiava per la città. La prima luce filtrava tra le nuvole, tingendo il cielo di rosa e oro. Era un momento di quiete prima della frenesia quotidiana.
L’appuntamento era sul Ponte di Krasnopresnensky, vicino a Piazza Dzerzhinsky. Irina Petrova indossava una pelliccia di visone che ne evidenziava l’aria distinta. La sua figura snella, avvolta nel manto caldo, procedeva senza esitazione attraverso il gelo dell’alba moscovita. I capelli biondi raccolti in uno chignon e gli occhi azzurri le conferivano un fascino d’altri tempi. Ignorava il freddo e il resto del mondo, diretta verso la sua meta. Forte e resiliente, aveva affrontato sfide notevoli nella sua vita e, avvolta nel suo manto, sembrava padrona del proprio destino.
In lontananza, notò la sorella, che camminava avanti e indietro con un’espressione tesa.
Irina accelerò il passo e la raggiunse sul ponte. La piazza era ancora semideserta, ma la città si stava lentamente svegliando. Guardò il fiume Moscova scorrere sotto di lei, mentre il rumore dei camion e le prime conversazioni animavano Mosca. La vecchia Unione Sovietica stava crollando e un futuro incerto si profilava all’orizzonte.
La donna si avvicinò con uno sguardo incerto. “Allora, è tutto pronto?” chiese con voce esitante. Lei annuì lentamente, un sorriso freddo sulle labbra. “Sì, è tutto sistemato. I documenti sono pronti, partiremo fra pochi giorni. Tieniti pronta.” L’altra abbassò lo sguardo. “Non posso venire Irina. Mi dispiace. Non posso lasciarlo, ha bisogno di me.”
Irina strinse gli occhi. “Ma cosa dici? Lui stesso ha detto che dobbiamo partire tutti.” Lei guardò oltre il ponte, triste. “Porta con te Ivan. Promettimi che ti prenderai cura di lui come fosse tuo figlio.” La donna con il visone scosse il capo, ferma. “Non ti permetterò di farlo. Devi venire con noi. Non è più sicuro qui.”
Non rispose subito ma alzò gli occhi lucidi. “Lo so, ma è per questo che ti chiedo di portare Ivan. Capisco che devi pensare anche ad Anastasia, ma sapere che ti prenderai cura di lui mi darà la forza di andare avanti. Seguirò Vladimir, anche se è rischioso.” Irina fissò la piazza deserta come se cercasse un aiuto per convincerla. “Anna, ti prego, ragiona. Non voglio che tu ti sacrifichi. Vuoi davvero rischiare di finire in una prigione siberiana?”
Anna si strinse le labbra. “Non posso… lo amo ancora… starò al suo fianco fino all’ultimo. Ma voi andate, ti prego.” Irina sospirò, fissando l’orizzonte rassegnata. Dopo una breve pausa, Anna aggiunse: “Hai saputo dove andrete?”
“In Italia,” rispose lei. “Gregory ha organizzato tutto. Spero di potermi fidare di lui.”
“Gregory è come un fratello per Vladimir,” rispose con voce tremante. “Non vi tradirà.”
L’altra la interruppe, la sua espressione si addolcì per un istante. “Anna, vorrei tanto che ci ripensassi. Non posso accettare di lasciarti qui, non con tutto quello che sta succedendo.”
Ella scosse la testa, trattenendo le lacrime. “Non posso, Irina, cerca di capire. Ormai ho deciso. Cerca di dare a mio figlio un percorso di vita sicuro. Lui ha bisogno di una possibilità.”
La donna bionda chiuse gli occhi per un istante, cercando di reprimere l’emozione che le serrava il petto. Quando li riaprì, il suo sguardo era deciso. “Te lo prometto, Sorella. Ivan verrà con me e lo proteggerò. Ma sappi che non smetterò di sperare che tu cambi idea.”
L’altra accennò un sorriso triste. “Grazie. So che farai il possibile.” Le due donne si guardarono in silenzio per un lungo momento, poi Anna si voltò verso il ponte, fissando il fiume Moscova che scorreva lento sotto di loro.
“Non dimenticarti mai chi sei,” sussurrò, quasi per se stessa. “E non dimenticare ciò per cui abbiamo lottato.”
Irina annuì, poi si girò e iniziò ad allontanarsi, il cuore pesante. Mentre si separavano, l’immagine del Palazzo della Lubjanka, sede del KGB, apparve come un cupo monito nel cielo grigio. Un tempo simbolo di potere e autorità, ora quel palazzo decadente sembrava rappresentare la fine di un’epoca e l’inizio di qualcosa di nuovo, qualcosa che nessuna delle due poteva ancora comprendere del tutto.
Irina lanciò un ultimo sguardo a quella struttura imponente. Le sue pareti scrostate e i vetri rotti raccontavano di una gloria passata, di un potere ormai decaduto. Quel luogo aveva visto molte storie e sofferenze, e la sua decadenza sembrava riflettere quella di un’intera nazione. Irina si sentì stringere il cuore pensando alla sorella, ma sapeva che la vera forza non era nelle mura di un edificio, bensì nelle persone. Con questo pensiero, si allontanò verso un futuro incerto, ma pieno di speranza.
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